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Il Punto Biblio del Policlinico di Tor Vergata

Fin dal 2011 Club medici ha aderito al progetto di “Biblioteca Diffusa” del Consorzio delle biblioteche dei Castelli Romani. Un progetto originale e ambizioso, che attraverso il coinvolgimento di partner privati, fa uscire la biblioteca dalle tradizionali mura comunali e la installa dentro luoghi altri - servizi commerciali, associazioni, ospedali ecc – per facilitare l’accesso all’informazione e alla documentazione di quei cittadini che per svariati motivi – orari di lavoro, ricoveri, lontananza dalla biblioteca civica ecc – non riescono ad usufruire dei servizi di pubblica lettura.
Dal 2013 il Club, all’interno del progetto di biblioteca diffusa, ha avviato il progetto “Apri una biblioteca in Ospedale”, la cui prima realizzazione è stato il Punto Biblio aperto dentro il Policlinico di Tor Vergata, in collaborazione con il Consorzio Sistema Bibliotecario Castelli Romani. L’esperienza del Punto Biblio è andata avanti con grande soddisfazione degli utenti fino a dicembre 2017, quando si è interrotta perché il Policlinico ha messo in discussione il rapporto pubblico/privato che era alla base della convenzione che ne permetteva il funzionamento.
L’esito negativo del progetto PuntoBiblio PTV non ha significato dare ragione a chi è convinto che in questo Paese ci si debba rassegnare all’esistente o a chi crede che il rapporto pubblico-privato sia impossibile per colpa di un privato pregiudizialmente pericoloso
“…siamo una società che non ha dimestichezza con le biblioteche…che non legge né libri, né giornali”
Così scrive Ernesto Galli della Loggia in un suo editoriale sul Corriere del 30 gennaio - La politica e le colpe di un Paese – in cui si domanda perché mai dovremmo avere una classe politica diversa da quella che abbiamo, dato che sono pochi gli italiani che vogliono un Paese differente da quello attuale e che tutti portiamo sulle spalle un buon numero di colpe. Ora, pur limitandoci ad un osservatorio assai ristretto, ma crediamo significativo, ci permettiamo di affermare che le vicende del Punto Biblio del Policlinico di Tor Vergata e le reazioni alla sua chiusura ci restituiscono forse una società con qualche anticorpo in più di quanto si pensi e l’imperativo dovrebbe essere quello di rafforzare tali anticorpi, farli proliferare contro il declino, il deterioramento del tessuto civile, la deriva culturale cui Galli della Loggia fa riferimento ( …e come dargli torto?). Perché ci domandiamo, nessuno alza una voce – nessuno nel mondo dei media, delle istituzioni, delle forze politiche - quando esperienze positive che nascono dalla società civile vengono annientate? Alcune voci per la verità si sono anche sentite, lo stesso Galli della Loggia ha scritto una lettera a Paolo Conti sul Corriere per condannare la chiusura del PuntoBiblio del Policlinico di Tor Vergata, una trasmissione Rai – Buongiorno Regione - ha voluto intervistare Club Medici e capire meglio cosa fosse accaduto e perché un’esperienza positiva fosse stata interrotta. Un articolo riepilogativo della vicenda e delle posizioni in campo è uscito sempre sul Corriere grazie alla penna di Natalia Di Stefano, ma il silenzio assordante delle istituzioni preposte alle politiche bibliotecarie rimane il dato più significativo.
Andrea Camilleri in occasione di un festival di biblioteche svoltosi nel 2014 giudicava assai positivamente l’esperienza della biblioteca diffusa – modello innovativo di biblioteca pubblica che aveva permesso di aprire una biblioteca dentro un ospedale – perché era un modello che nasceva dal basso, proprio dalla società civile che si rimbocca le maniche e non solo chiede, ma opera “per produrre cultura” di fronte ad un Paese che riserva alla Cultura cifre da “prefisso telefonico”. Una società civile in cui pubblico e privato trovano logiche virtuose per collaborare e non per sostituire l’intervento del pubblico, ma per sostenerlo e moltiplicarne l’efficacia.
Ora non crediamo di essere di parte se affermiamo che un’associazione come Club Medici, che sposa un progetto pubblico volto a diffondere la presenza delle biblioteche dentro il tessuto sociale, che all’interno di una partnership pubblico-privato strutturata, investe risorse proprie permettendo di realizzare servizi per i cittadini altrimenti irrealizzabili, avrebbe dovuto trovare buona accoglienza, avrebbe dovuto assurgere a prototipo ed esempio per altre aziende e biblioteche pubbliche (questo nell’immaginario di chi ha pensato e realizzato il progetto), ma poi abbiamo visto come le cose siano andate diversamente.
Ciononostante, proprio perché il progetto nasceva dal basso e trovava consenso tra i cittadini che ne usufruivano, la sua interruzione ha suscitato, per lo meno tra questi cittadini, scandalo e ha indotto alcuni operatori/manager della cultura, professionisti che operano nei servizi culturali e che vivono le infinite contraddizioni di un Paese che da una parte parla della cultura come petrolio e dall’altra non fa niente per estrarlo, a prendere spunto da quanto è accaduto e portare avanti la riflessione più generale sul rapporto pubblico/ privato nel nostro Paese.

Ed ecco che Club Medici fin dal gennaio 2018, mentre dentro il PTV smontava la struttura allestita per la biblioteca, metteva al lavoro le sue “competenze” per riprendere le fila del progetto “Apri una biblioteca in Ospedale”, con l’ambizione di fare tesoro dell’esperienza maturata nel Policlinico, e mettere in campo azioni puntuali rivolte a tutti gli ospedali, dal sud al nord dell’Italia, perché maturino l’idea di offrire tra le loro mura, oltre ai servizi strettamente ospedalieri, quel tanto di ricreazione, cultura, informazione, spazio di condivisione e scambio utili a supportare il ricovero e i processi di cura e riabilitazione.
Il club ha rilanciato con un progetto, ancora più ambizioso “cultura è salute”, che vuole coinvolgere a livello nazionale tutti gli ospedali e tutti i soggetti che con diverse competenze ed esperienza hanno portato la cultura in Ospedale.

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