Da anni ci confrontiamo in modo drammatico con la carenza di fondi pubblici o con un loro uso inefficiente e inefficace. Sempre di più, quindi, le istituzioni pubbliche guardano al fundraising come una riposta possibile a questa situazione di crisi finanziaria.
L’attenzione si concentra giustamente su ambiti come la cultura, la scuola, i servizi socio-assistenziali e, comunque, quelle iniziative e attività che pur non essendo essenziali concorrono in modo evidente ad accrescere il benessere della comunità.
Il problema non è fare fundraising per queste cause e neanche trovare i sostenitori. Checché se ne dica, gli italiani sono generosi o almeno propensi – se non altro per una nostra antica tradizione – a contribuire economicamente al sostegno dei “beni comuni”. Il problema è dato dagli ostacoli, dai lacci e lacciuoli di natura burocratica e amministrativa, da una cultura del lavoro dipendente che minimizza e addirittura respinge la passione e la condivisione di una causa sociale quale elemento del profilo professionale di un lavoratore, ma anche dalla cieca idiozia di chi ha responsabilità di governo o direzione.
Che parole forti! Guarda, Coen Cagli che rischi la querela. Niente affatto. Cito il Garzanti:
idiota
- persona stupida, deficiente (spesso usato come epiteto ingiurioso)
- (med.) chi è affetto da idiozia
- (ant.) persona rozza, incolta
si dice di persona stupida o di cosa che rivela stupidità: battuta, risposta idiota
Etimologia: ← dal lat. idiōta(m) ‘ignorante’, che è dal gr. idiṓtēs, deriv. di ídios, nel sign. di ‘(uomo) privato’, che come tale è considerato ‘incompetente, inesperto’ rispetto a chi riveste incarichi pubblici.
Mentre Treccani ce ne spiega le origini:
In latino, idiota significava ‘incompetente, inesperto, incolto’ e proveniva a sua volta dal greco idiótes. Idiótes voleva dire ‘uomo privato’, in contrapposizione all’uomo pubblico, il quale ultimo rivestiva cariche politiche e dunque era colto, capace, esperto; quindi già in greco idiótes valeva ‘uomo inesperto, non competente’.
Ed ecco la dimostrazione attraverso un caso emblematico.
Quattro anni fa, per iniziativa del Sistema Bibliotecario dei Castelli Romani e in partnership con Club Medici Service, una realtà che offre servizi di vario genere ai medici (e fa di questo il suo business), si dà vita – non senza difficoltà burocratiche di vario genere – al punto biblioteca presso il Policlinico Tor Vergata di Roma. Il Policlinico, per chi non lo conoscesse, è una sorta di cittadella in un quartiere privo di servizi culturali, sociali e anche di altro genere. Insomma un posto importante in un luogo desolato.
Come rendere migliore la vita dei degenti e del personale in questa cattedrale nel deserto? Uno dei modi è quello di portare la cultura all’interno dell’ospedale. Un punto dove leggere, prendere in prestito libri, accedere ad una miriade di servizi tramite gli strumenti messi a disposizione dalle biblioteche dei Castelli Romani (tra i quali MLOL, uno dei sistemi più avanzati di accesso a contenuti culturali di vario genere). Ma anche un bel posto, con tavolini e personale accogliente. Al tempo stesso per i medici è un punto dove accedere a servizi di vario genere forniti da Club Medici Service. Direi senza dubbio l’unico posto veramente “umano e sociale” dell’ospedale. Meglio anche del bar, dozzinale come normalmente avviene per quasi tutti i bar di ospedale.
La cosa importante è che tutto ciò non è costato e non costa neanche un euro alla pubblica amministrazione e i servizi sono gratuiti come in qualunque biblioteca. Questo grazie all’investimento economico e in personale fatto da Club Medici Service. Posso assicurare che è una delle operazioni di Responsabilità Sociale di Impresa più intelligenti che io abbia mai visto, anche se non ha destato clamore.
Peraltro, quest’iniziativa risponde da anni, in modo lungimirante, a quella che oggi è una politica di primaria importanza: la promozione della lettura, sulla quale la pubblica amministrazione, giustamente, investe soldi e personale.
Insomma: un gioiello.
E cosa si fa con un gioiello? Lo si tiene da conto, lo si cura, lo si valorizza. Ma la direzione della Fondazione Tor Vergata, che gestisce il Policlinico e che è costituita anche dalla Regione Lazio (che punta giustamente sulla Sanità quale priorità del proprio governo) cosa fa? Chiude il Bibliopoint senza esplicitare motivazioni e senza preavvertimento. E “chisenefrega” delle migliaia di utenti che hanno fruito e fruiscono del servizio e anche dell’impegno di Club Medici Service.
Da un articolo di giornale (corriere.it) trapela la notizia che il Bibliopoint è stato chiuso perché è terminata la convenzione. Al che, sorge spontanea una domanda: ma perché non è stata rinnovata? Qual è la ragione che ha portato a non promuovere il rinnovo? Sarà mica che non si vede di buon occhio la presenza di un soggetto privato (un’associazione di servizi per i medici) all’interno di un un servizio pubblico? Se così fosse saremmo di fronte ad una grande schizofrenia: da una lato chiediamo i soldi dei privati per fare le cose, dall’altro però non li vogliamo tra i piedi.
Ecco cosa frena il fundraising per i beni comuni: l’idiozia.
Il Bibliopoint di Tor Vergata prima e dopo la chiusura.
Difficile trovare una risposta tecnica al problema dell’idiozia. Alle regole burocratiche inefficaci, ai paradossi prodotti da norme amministrative ci sono risposte tecniche. All’idiozia no. Non è che cambiando una legge o un provvedimento si possa annullare l’idiozia. Ed è per questo che è l’ostacolo peggiore al fundraising per la pubblica amministrazione.
Per dovere di cronaca: in quanto cittadino e persona che da anni si occupa di fundraising per la cultura e per i beni comuni e che in ogni corso sulla cultura cita – anche in contesti internazionali – il caso Bibliopoint Tor Vergata come esempio, ho scritto al Presidente della Regione Lazio (nonché commissario ad acta per la Sanità), all’Assessore alla Cultura (che presiede a politiche di promozione della lettura) e al Direttore della Fondazione Tor Vergata, chiedendo di riparare a quest’idiozia o almeno di esplicitare i motivi che hanno portato alla chiusura, cosa che dovrebbe essere obbligatoria per un buon governo della cosa pubblica. Altri hanno anche promosso interrogazioni al Presidente della Regione Lazio e scritto al Rettore dell’Università di Tor Vergata.
Attendiamo risposta. Ma intanto cerchiamo di capire come combattere l’idiozia alla radice…
Articolo del Corriere.it