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PREVENIRE IL BURNOUT CON L'ARTE:
evitare lo stress da lavoro

Marino Gorinati, medico pediatra, ha coltivato per tutta la vita le sue grandi passioni: la cultura umanistica, la musica e l'amore per la filosofia. Cultura è Salute ha raccolto la sua esperienza.

Lei è un profondo sostenitore del concetto “cultura come cura di se stessi”. Perché?

Sono profondamente convinto che senza cultura non si va da nessuna parte. Rappresenta un orizzonte rispetto al quale l’essere umano deve muoversi costantemente: spesso questo concetto è stato bistrattato, ma io credo che la cultura vada mantenuta sempre vivace e a 360 gradi. Non si tratta di essere studiosi di tutto, ma documentarsi, sapere cosa ci ha preceduto, è importantissimo. La formazione di un medico deve passare anche dalla conoscenza di personalità come Dante, Platone o Bach, perché il rapporto con il paziente è innanzitutto umano e si basa sull’empatia. A volte invece si tende ad essere freddi con i pazienti, ma io credo che la chiave per qualsiasi cura sia entrare in empatia. Il paziente deve percepire che ti prendi cura di lui. Per fare questo c’è bisogno di trasporto umano più che di tecnica, che certamente è importante ma non c’è soltanto quello. Nel nostro lavoro c’è ancora poca attenzione agli aspetti umanistici. La cultura meriterebbe più spazio ai fini proprio di comprendere meglio il significato della professione.

E quanto è importante la cultura per combattere lo stress da lavoro?

Musica, letteratura, poesia e pratiche culturali in generale sono fondamentali contro il burnout. Ho frequentato ospedali anglosassoni, dove a fine turno i medici ascoltano la musica, bevono il tè, possono leggere un libro, scaricando tutta la tensione accumulata durante la giornata. Tutte queste azioni sono rigeneranti; sono fondamentali nel sostegno contro lo stress da lavoro. Avere questi strumenti e promuoverli è un passo importantissimo. Vi porto questo esempio: sono un pediatra e durante la quarantena molti bambini, qui a Venezia, hanno suonato a piccoli gruppi, e poi hanno inviato questi brani nelle rianimazioni degli ospedali, per sostenere medici ed infermieri sotto stress. E’ stato un gesto incredibile: la musica è un potentissimo farmaco per l’anima. In Veneto abbiamo, da ormai oltre dieci anni, anche un progetto che si chiama “Nati per leggere”: nei reparti di neonatologia, dalla nascita fino alla dimissione dal nido del neonato, si regala un pacchetto di libri per bambini alle neo mamme e neo papà;  questi brevi racconti verranno poi letti dai genitori ai figli fin dai primi mesi di vita. E’ stato dimostrato che il piacere della lettura e dell’ascolto producono un grande effetto positivo sulla stabilità emotiva e sullo sviluppo dell’attenzione. Offrire cultura sia ai pazienti sia al personale sanitario è fondamentale!

Lei, tra l’altro, ha scritto anche un libro “La visita – Storia di un viaggio ai confini estremi della musica”…

Era un sogno nel cassetto che avevo da moltissimi anni; le idee si sono raggruppate intorno ad un’idea forte: il mio amore sviscerato per la musica barocca e per la filosofia. Partendo proprio da queste due discipline, ho avuto una sorta di impulso molto forte di voler scrivere. Il libro è ambientato nella seconda metà del ‘700, si sviluppa attorno ad un segreto inconfessabile, racchiuso tra gli spartiti musicali. Ci sono anche dei rimandi che toccano temi come la teologia, la musica e la filosofia, fino all’epilogo della storia. C’è una specie di gioco di scatole cinesi tra i protagonisti, con un ritmo quasi da thriller. Naturalmente quello che voglio specificare è che non è per gli addetti ai lavori, ma semplicemente per tutti quelli che vogliono appassionarsi ad una storia, raccontata con semplicità. Sono molto contento di averlo scritto ed era una mia ferma volontà il mantenere un ritmo coinvolgente e vivace dall’inizio alla fine della storia.

Club Medici ha organizzato, tra i suoi corsi di formazione, “Arte, empatia e burnout”. Secondo lei le arti rappresentano quindi uno strumento virtuoso per prevenire lo stress e promuovere l’empatia?

Sono totalmente d’accordo. Spesso siamo troppo concentrati sulla tecnica, sulla scienza, dimenticando che siamo prima di tutto esseri umani. Quindi dobbiamo sostenere la nostra anima. Gli studi medici sono orientati esclusivamente sulle abilità tecniche, manca proprio questo aspetto umanistico. Ben vengano questi corsi come quello di Club Medici, che esaltano il ruolo fondamentale dell’arte. Promuovere l’empatia medico-paziente, magari leggendo insieme un libro, commentandolo, ascoltando un po’ di musica, arricchisce non solo chi sta male, ma anche chi cura. Sono azioni di beneficio per entrambi quindi anche il medico deve essere incluso in questo discorso. Platone diceva: “Se vuoi curare il corpo, devi curare l’anima” ed io penso che tante iniziative culturali comuni possano portare un grande beneficio a tutti.

A cura dell’Ufficio Stampa Club Medici

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