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APP IMMUNI: quanti limiti!
La caccia ai contagiati non decolla

La sperimentazione era partita l’8 giugno in quattro regioni, ma dal 15 giugno la App “Immuni” è diventata disponibile in tutta Italia. Eppure, dopo un iniziale boom di download, i numeri sono piuttosto esigui e ben lontani da quelli auspicati dal governo: su una popolazione di circa 60 milioni di persone solo 2 milioni l’hanno scaricata. Perché?

  1. Accessibilità ridotta

    Immuni funziona sui dispositivi Android e Ios, ma non sui modelli Huawei e tutti quei sistemi operativi ormai obsoleti. Inoltre non si può utilizzare se non si è in possesso di uno smartphone. I conti sono presto fatti: si stima che il 20-25% dei possessori di smartphone in Italia abbiano Huawei e che il 10-15% abbia sistemi operativi non sufficientemente aggiornati. Ecco dunque un primo grande limite.

  2. Un'App per giovani

    Oltre il 15% della popolazione anziana, dunque maggiormente esposta al rischio di contagio, non possiede un cellulare di nuova generazione e dunque non ha accesso l’app.  È quanto emerge da un sondaggio dell’Istituto Swg sulla pandemia: ciò significa che solo la popolazione di fascia più giovane potrà accedere al “contact tracing”.

  3. Tutela della privacy

    Nonostante le ripetute rassicurazioni degli sviluppatori e il via libera del Garante della Privacy, il dibattito pubblico, in particolare sui social, si concentra sui timori per il rispetto dei dati personali da parte del sistema, che prevede l’invio di notifiche a chi è stato a contatto con persone positive al virus; sono in gioco i dati sensibili sulla salute degli utenti e questo genera molto scetticismo.

  4. Una questione di senso civico

    Scaricare l’app “Immuni” non è obbligatorio, dunque il tracciamento potrà avere successo se ci sarà grande senso civico da parte dei cittadini; soltanto in questo caso infatti l’utilizzo della App potrà essere un aiuto valido. Gli esperti parlano di un progetto “Wishful thinking”, un “desiderio illusorio”, perché ad oggi la copertura non arriva neanche al 30%.

  5. Tempi lunghi

    Le regole sanitarie prevedono l’esecuzione del tampone entro 48 ore dall’insorgenza del sospetto, ma gli utenti dell’App “Immuni” non hanno alcun privilegio o “garanzia” su tempi celeri. Al contrario, ignorare l’avvertimento potrebbe comportare pesanti responsabilità in caso di diffusione, anche inconsapevole, del contagio.

A cura della Redazione

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