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App "IMMUNI": pareri a confronto

Attiva da una settimana, l’app di contact tracing è stata creata per tracciare i contagi da coronavirus in Italia. Ma se in questi primi giorni è stato registrato un vero e proprio boom di download, tutti su base volontaria, sono tante anche le perplessità di chi vede i propri dati personali a rischio. Club Medici ha intervistato sul tema il presidente OMCeO di Milano, Roberto Carlo Rossi, e  l’esperto in cyber security, Claudio Dell’Ali.

Progettata da Bending Spoon, la nuova “App Immuni” traccia i casi di Covid-19 in Italia. La prima fase di test parte in quattro regioni italiane: Abruzzo, Liguria, Puglia e Marche. Da quando è disponibile, è già stata scaricata più di 2 milioni di volte. Ma accanto a chi è sembrato entusiasta della novità, sono molti anche i cittadini preoccupati dai rischi legati alla tutela dei dati personali. Ne abbiamo parlato con il presidente OMCeO di Milano, Roberto Carlo Rossi, e con l’esperto in cyber security, Claudio Dell’Ali.

Roberto Carlo Rossi – Presidente OMCeO di Milano: “Sono moderatamente a favore dell’applicazione che, in un momento ancora complesso e con poche soluzioni pratiche all’orizzonte, può rappresentare intanto uno strumento utile per il tracciamento. In Lombardia abbiamo vissuto una situazione difficilissima, con migliaia di morti ed un indice di contagiosità elevatissimo: ricordo ancora, soprattutto durante le prime settimane dell’emergenza, il continuo passaggio delle ambulanze a sirene spiegate, che ci ha provocato delle sensazioni di grande tristezza ed angoscia. La Regione ha vissuto mesi durissimi dunque questa nuova applicazione va considerata soprattutto per sfruttarne le potenzialità. Non solo: potrebbe anche essere utile per tracciare in anticipo una possibile seconda ondata, localizzando eventuali nuovi focolai. Ci auguriamo tutti che il peggio sia passato, ma il virus si conosce ancora poco e non abbiamo certezze da questo punto di vista. Aggiungo inoltre che la strada per un vaccino appare ancora lunga: forse sarà pronto in autunno o addirittura nel 2021, perciò nel frattempo dobbiamo utilizzare al meglio i mezzi che abbiamo a disposizione. I contagi stanno finalmente calando, anche in Lombardia, e speriamo di allinearci al più presto con le aree d'Italia ormai covid-free o quasi. Ma per ora non è ancora così, dunque ben venga anche l’app, se può essere d’aiuto. Dopo l’immensa tragedia che abbiamo vissuto, mi sembra il male minore”.  

Claudio Dell'Ali – Esperto in cyber security: “Cominciamo con il precisare che le informazioni finora diffuse non sono chiare, mi risultano molto nebulose. Quando s’investe in un sistema informativo, la sicurezza deve invece essere sempre al primo posto sia per la tutela dei dati ma anche per quella delle informazioni che la stessa app veicola. Come verrà protetta questa applicazione? Non si sa nulla in merito e questo la espone a possibili attacchi hacker. Non solo: la nuova “App Immuni” è stata progettata da una società privata ma tra sei mesi, quando non sarà più l’azienda produttrice a gestirla, a chi passeranno i dati? Un altro aspetto interessante è legato al Bluetooth Low Energy, ovvero il protocollo che sarà usato per veicolare le informazioni, che di fatto presenta una serie di vulnerabilità che non vanno sottovalutate; non sapere quale sarà il programma di aggiornamento dell’app, mi rende dubbioso.  Inoltre Google ed Apple, pur garantendo che i dati saranno inviati solo quando l’utente deciderà di farlo, utilizzano il protocollo “CDN”, che decentralizza la gestione. Non avendo in Italia gli strumenti per erogare i servizi legati a questo protocollo, ciò significherà andare in outsourcing all’estero e anche questo è un grosso rischio. Il “Comitato Atlantico Italiano” della Commissione sulla sicurezza cibernetica ha sottolineato che sarà fondamentale accertare che nessun operatore straniero entri in possesso dei dati. Ma ricordiamoci sempre che Internet si muove al micro secondo, gli hacker agiscono velocemente e mietono continuamente “cyber vittime”. Tutti questi elementi mi lasciano piuttosto perplesso e mi portano a guardare con diffidenza all’applicazione.

A cura dell’Ufficio Stampa Club Medici

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