A due settimane dalle prime riaperture, quelle relative al periodo dal 4 al 18 maggio, i primi dati relativi ai contagi da Covid fanno ben sperare: in Italia calano sia i nuovi casi sia i malati. Il Paese dunque riparte gradualmente e con moderato ottimismo ma gli esperti invitano a non abbassare la guardia e a mantenere un profilo ancora molto cauto.
Mai così pochi contagi dal 29 febbraio, mai così pochi decessi dal 9 marzo: la settimana in cui sono arrivati i primi dati della fase 2 sull’emergenza Coronavirus in Italia è iniziata nel migliore dei modi. La curva dei contagi e degli ammalati continua ad essere decrescente, un segnale incoraggiante dopo mesi di buio. Il Bollettino della Protezione Civile, riferito al 18 maggio, ha registrato 225.886 casi positivi, di cui 127.326 guariti (con un incremento di +2.150) e 32.007 decessi (+99). L’inizio della fase 2 è stato dunque piuttosto rassicurante, proprio quando sono state riaperte le prime attività economiche.
Dei casi totali, 55.597 sono in isolamento domiciliare con pochi sintomi o asintomatici, 10.207 sono ospedalizzati e 749 (-13) sono ricoverati in terapia intensiva. Le regioni più colpite restano Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna. Zero casi sono stati registrati in alcune regioni come Basilicata, Sardegna, Umbria e Calabria. Altro dato interessante e certamente confortante è quello relativo alla Lombardia, l’area del Paese maggiormente coinvolta dalla pandemia: qui, sempre nel periodo dal 4 al 18 maggio, sono stati registrati meno di 200 casi, il che non avveniva dal 29 febbraio scorso. Bene anche il Piemonte che è sceso sotto i 100 casi mentre tutte le altre regioni sono sotto i 40 e ce ne sono ben 4 attualmente “covid free”.
È però ancora presto per tirare un sospiro di sollievo e pensare che il peggio sia definitivamente passato: molte delle attività commerciali come bar, ristoranti, parrucchieri e centri estetici hanno infatti riaperto soltanto da 5 giorni. Per questo gli esperti del Comitato tecnico scientifico, nonostante il buon inizio, invitano ad essere non solo ottimisti, ma anche molto cauti.
“Cominciamo ad avere dati di un certo interesse che danno respiro” ha commentato Franco Locatelli, membro del comitato tecnico scientifico “con un approccio di riaperture graduali i livelli di rischio si sono mantenuti bassi”.
“Adesso bisogna fare attenzione alla seconda ondata” mette in guardia Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani di Roma “più persone in giro equivalgono a più contatti, sui mezzi pubblici come nei negozi o al ristorante, e questo rende fondamentale il rispetto delle misure di prevenzione”.
Anche nel governo prevale infine la linea della prudenza; parlando della possibilità che la curva, sebbene al momento sotto controllo, possa tornare a crescere il premier Giuseppe Conte ha infatti sottolineato: "Avremo un piano nazionale di monitoraggio per tenere sotto controllo la curva epidemiologica con comunicazioni quotidiane dalle regioni e questo consentirà di poter intervenire se necessario con misure specifiche in luoghi circoscritti".