Non solo coronavirus. I pazienti di tutta Italia continuano ad aver bisogno di curare anche quelle patologie che in questi ultimi due mesi sono state "messe da parte". Gli ospedali hanno tenuto aperte le sale operatorie solo per urgenze e patologie gravi, ma molti interventi sono stati rimandati così come migliaia di prestazioni in tutta Italia. Ma adesso anche per la sanità è cominciata la “fase 2”.
Visite ed esami in fasce orarie più ampie e in ogni caso scaglionate, misure di sicurezza che possano garantire il distanziamento sociale, pre triage, sanificazione degli studi medici, telemedicina per controllare i pazienti a distanza. Sono moltissimi i dottori e gli odontoiatri che si sono dovuti riorganizzare in vista della ripresa delle attività. Molti si erano già preparati nelle settimane dell’emergenza sanitaria; tutti gli altri hanno gradualmente provveduto ad adeguare le strutture e a rimodulare il lavoro per riprendere a visitare i pazienti. Noi di Club Medici, dopo pochi giorni dall'avvio della “fase 2”, abbiamo raccolto alcune testimonianze.
Pasquale Bilotta – Clinica Alma Res
Abbiamo riaperto lunedì 4 maggio con la presenza di medici e la ripresa delle attività di segreteria dopo due mesi in cui siamo rimasti sempre e comunque disponibili con i pazienti via telefono e via Skype. La ripresa è molto complessa soprattutto burocraticamente: abbiamo stabilito, in accordo con le direttive ed i suggerimenti delle comunità scientifiche, delle regole molto precise per le coppie che si rivolgono al nostro centro di fecondazione assistita. I pazienti devono venire scaglionati, indossando obbligatoriamente guanti, mascherine e copri scarpe. Prima di arrivare devono compilare un pre triage, ovvero un questionario via email in cui si attesta di stare bene e non essere a rischio. A quel punto si accede al centro per i controlli e i trattamenti. Questo ci consente di ricevere i pazienti in completa sicurezza. Abbiamo acquistato 200 nuove mascherine fp2, ordinate da tempo, e disponiamo di mascherine chirurgiche e guanti, sia per noi sia per i pazienti sprovvisti. Siamo forniti di disinfettante per le mani sia all’ingresso che all’uscita della clinica. Inoltre sanifichiamo la struttura due volte al giorno, al mattino presto e a fine giornata.
Eros Cocozza – Specialista in chirurgia maxillofacciale
Abbiamo letteralmente subìto questa chiusura da quando le cliniche ci hanno comunicato di non poter più ricoverare i pazienti. Inizialmente abbiamo spostato le liste d’attesa ma questo è stato possibile solo per una parte di pazienti. Dunque, se vogliamo analizzare la questione nella sua complessità, c’è stato anche un certo margine di perdita economica. In aggiunta a questo, infatti, il vero problema è stato che, nonostante questo tipo di comunicazioni dalle strutture private, ci giungeva voce di qualche collega che non aderiva a questi comportamenti etici dunque abbiamo saputo di colleghi che hanno operato facendo passare gli interventi per “urgenze”. Durante la pandemia io ho visitato solamente i post-operatori, tutti molto spaventati, che avevano comunque bisogno di cure e controlli dopo le operazioni. Adesso abbiamo attrezzato gli studi con dpi, gel igienizzanti, sanificazione giornaliera, vestizione diversa dei collaboratori. Le difficoltà ad oggi sono legate alla riorganizzazione del lavoro: abbiamo bisogno di continuità e in questo senso l’interruzione ha creato una serie di disagi. Man mano ci stiamo adeguando alla normativa nel rispetto della salute. Tutti i pazienti che opererò d’ora in avanti saranno sottoposti a test sierologico per il Covid così che un eventuale “untore” non andrà mai ad infettare una struttura o una clinica; io stesso mi sottopongo al test ogni settimana per essere sicuro di essere in salute.
Livio Gallottini – Odontoiatra
La situazione è sempre stata fluida perché già dalla fine di febbraio avevamo inviato i primi ordini per il reperimento di dpi. Per quanto riguarda l’operatività dello studio, durante l’emergenza sanitaria abbiamo concentrato le forze sulle urgenze indifferibili ma poi abbiamo cominciato a reintegrare anche tutti gli altri pazienti, continuando ad osservare strettamente le norme di sicurezza. Abbiamo spostato almeno 200 interventi di ortodonzia, fissandoli proprio dopo il 4 maggio, con queste direttive: un’ora di appuntamento per ogni paziente, ben 5 sale operative, nessun tipo di contatto tra le persone. La sala d’attesa è stata proprio chiusa e si entra uno alla volta con una procedura molto accurata e precisa: si fa un triage telefonico preliminare, si prende la temperatura al paziente, bisogna venire in studio da soli senza alcun accompagnatore; si deve inoltre compilare una sorta di “autocertificazione” dove si attesta di stare bene e di non aver avuto contatti con persone contagiate.