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Rsa e Covid:
gli anziani pagano il prezzo più alto

Le notizie degli ultimi giorni accendono i riflettori anche sulle case di riposo: i dati ci restituiscono una fotografia drammatica, con un numero sempre maggiore di decessi tra gli anziani, che danno a questa situazione i contorni di un vero e proprio “massacro”. Il fenomeno comunque non va letto solo in termini numerici ma anche sociali e culturali, e colpisce una delle fasce più deboli della popolazione, in quella che è diventata la strage silenziosa dei nonni d’Italia.

I dati sui contagi da Covid-19 nelle Rsa, relativi al 14 aprile scorso e diffusi dall’Istituto superiore di sanità, ci parlando di ben 6.700 anziani deceduti, tra febbraio ed aprile, all’interno di case di riposo dislocate sul territorio italiano. Un numero che deve far riflettere, tanto più se consideriamo che è soltanto parziale: l’indagine riguarda infatti solo un terzo del totale delle strutture censite nel nostro Paese. Non solo: dall’analisi emerge che la percentuale di vittime da coronavirus varia da regione a regione. L’incidenza del virus è del 53,4% in Lombardia, del 40% in Veneto ed Umbria, del 57,6% in Emilia Romagna. E ancora si attesta al 20,7% in Veneto, al 28% in Liguria, al 17,7% nel Lazio. In un’ottica più generale si rileva che la prima provincia italiana per tasso di mortalità nelle Rsa, a causa del coronavirus, è Bergamo.

Nel frattempo sono stati eseguiti controlli a tappeto da parte del comando carabinieri per la tutela della salute che, tramite i Nas, hanno svolto un’azione mirata di vigilanza presso le stesse Rsa. Questo l’ultimo bilancio fornito: 104 strutture per anziani non conformi alla normativa su 601 controllate, dunque il 17%. Sono scattate sanzioni per un ammontare complessivo di 72mila euro. Ma il dramma non è solo numerico, anzi: mancano, ad esempio, numeri precisi sull’universo di medici, infermieri ed operatori sanitari che in queste stesse strutture operano quotidianamente, così come non è disponibile un rapporto completo su tutte le Rsa del territorio italiano. Per non parlare poi del sommerso e di tutte quelle realtà dove gli stessi medici neanche arrivano e la cui presenza sfugge persino ai Comuni.

La pandemia ci restituisce infine l’immagine di una società che sembra aver dimenticato i più deboli: gli anziani, obbligati a quarantene forzate o reclusi nelle Rsa, sembrano essere i più facilmente “sacrificabile”. Una realtà che impone un repentino cambio di mentalità e di gestione di questa categoria, che andrebbe invece valorizzata e protetta al pari delle altre, se non anche di più. Perché proprio gli anziani rappresentano le nostre radici. E senza radici nessuna pianta può germogliare.

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