Il progetto dell’Associazione Club Medici “Cultura è salute”, che punta a valorizzare l’intreccio virtuoso tra arti cultura e benessere, acquista un nuovo valore e riceve un numero sempre più alto di consensi: anche l’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Roma e Provincia ha infatti aderito al progetto e ne ha promosso la diffusione invitando i propri iscritti a firmare il Manifesto che ne esprime la filosofia. Sempre più spesso, infatti, le attività connesse alle esperienze artistiche e culturali si dimostra che incidono positivamente sulla cura delle malattie e sulla psiche dei pazienti. Ne abbiamo parlato con il presidente OMCeO di Roma, Antonio Magi, che ha sposato con entusiasmo il progetto.
Cosa l’ha convinta ad aderire e promuovere il network di “Cultura é Salute”?
Quando ci è stato presentato il progetto, abbiamo ritenuto fosse molto interessante e che rappresentasse un’ulteriore innovativa spinta a favorire l’attivarsi di tutti quei meccanismi, comuni ai centri di cura come ai medici, volti al raggiungimento dell’ obiettivo comune, che per il medico è quello di risolvere il problema del paziente, mentre per il paziente è quello di guarire. Sicuramente in tal senso ‘Cultura è Salute’ rappresenta una modalità innovativa ed originale, che ho condiviso con il Consiglio dell’OMCeO e, in tale sede, abbiamo deliberato tutti insieme che fosse opportuno promuovere questa iniziativa così virtuosa. L’abbiamo fatta nostra perché lo stesso Ordine, organo sussidiario dello Stato, è prima di tutto a tutela della salute di ogni cittadino. E “Cultura è Salute”, con il suo network valorizza tutte quelle esperienze che potenziano le terapie tradizionali con le arti e la cultura.
Secondo lei, da un punto di vista pratico, che tipo di benefici può portare al paziente?
Consideriamo innanzitutto che il paziente in ospedale vive già di per sé una situazione piuttosto sgradevole, tra l’essere lontano da casa e il dover affrontare le diverse patologie. Tra medico e paziente deve crearsi un sodalizio: da questo punto di vista ‘Cultura è Salute’ può aiutare molto perché il paziente si sente meno solo in un ambiente dove spesso è difficile coltivare i rapporti umani. Questa iniziativa invece lo rende partecipe, lo aiuta a distrarsi sotto l’aspetto psicologico che molto spesso porta ad essere malinconici e pensierosi e in più lo rende protagonista perché gli consente di vivere insieme agli altri un’esperienza inclusiva. Il paziente può condividere con gli altri non solo l’angoscia della malattia ma anche argomenti diversi, più piacevoli, come quelli culturali ed artistici. I benefici psicologici sono moltissimi.
Le discipline artistiche, inoltre, sempre più spesso entrano anche a far parte dei processi formativi degli stessi dottori. Lei cosa ne pensa?
In effetti i medici sono un po’ anche degli artisti! L’interesse della categoria è molto alto verso la cultura, la pittura, i musei. Basti pensare che anche la medicina è un’arte. E ‘Cultura è salute’ indubbiamente evidenzia che se un medico è sensibile a questi temi, ciò lo aiuta anche ad essere molto più empatico. Il medico deve comprendere che il rapporto di fiducia reciproca con il paziente è fondamentale nei processi di cura; a volte purtroppo si tende a sottovalutare questo aspetto che è invece basilare. Essere insieme sotto il profilo artistico, beneficia quindi anche la parte sanitaria. Il condividere degli interessi in comune incentiva proprio il rapporto medico-paziente.
Come promuoverete ulteriormente ‘Cultura è Salute’?
Noi continueremo a diffondere il progetto, dopo averlo già condiviso e firmato il “Manifesto” che ne esprime la filosofia. Come ordine dei medici regionale, potremo anche creare in futuro degli eventi a tema per sponsorizzarlo e per discuterne tutti insieme. E perché no, a me piacerebbe molto anche organizzare dei seminari medici-pazienti insieme, proprio per favorire ulteriormente questo scambio reciproco e condividere un percorso comune.