Avremo chi ci curerà nei prossimi anni?
Chi ci curerà nei prossimi anni? Sembra una domanda banale, ma non lo è affatto: la carenza sempre maggiore dei medici si sta trasformando in una triste realtà.
A causa del pensionamento e delle ridotte assunzioni, nel giro di pochi anni gli ospedali e gli ambulatori medici rischiano di rimanere senza il numero di personale sanitario sufficiente ad assistere i malati. La fuoriuscita di personale non sarà infatti bilanciata dal giusto turn over, calcolando che tra il 2018 e il 2025 dei circa 105.000 medici della sanità pubblica quasi la metà andrà in pensione.
I motivi per i quali si è arrivati a questa situazione sono diversi e riconducibili a una scarsa programmazione dei fabbisogni professionali in ambito sanitario, alla mancata sostituzione dei medici che lasciano, all’abbandono delle strutture pubbliche a favore di quelle private e alla difficoltà di reperimento degli specialisti nelle discipline mediche maggiormente esposte a rischi medico-legali.
A questo si aggiunge anche un aumento dei medici che decidono di lasciare il nostro Paese.
Sempre più spesso la fuga all’estero viene vista dai camici bianchi come possibile soluzione per migliorare la propria condizione lavorativa. Molti di loro decidono di emigrare verso Regno Unito, Germania, Francia e Svizzera dove gli stipendi sono più alti, ci sono maggiori possibilità di carriera e dove i giovani medici hanno modo di specializzarsi, visto che da noi non ci sono borse di studio sufficienti.
Cosa si può fare per cercare di arginare il problema?
Ad oggi alcune regioni si stanno attrezzando con delle soluzioni “cuscinetto", e tra le ipotesi c’è consentire a medici stranieri di esercitare in Italia e a medici pensionati di riprendere l’attività.
In realtà, è necessario pensare a delle soluzioni in grado di risolvere il problema oggi e per i prossimi anni, e lo si potrebbe fare andando ad agire direttamente su una delle difficoltà principali: aumentare il numero dei laureati in Medicina, e soprattutto degli specialisti, per creare i futuri medici necessari all’Italia già tra qualche anno.
Per prima cosa, andrebbero quindi rivisti i metodi di accesso alla Facoltà di Medicina, fornendo alle università sia gli adeguati sostegni economici sia i docenti qualificati, entrambi necessari a fornire la corretta preparazione accademica agli studenti.
Sarebbe anche indispensabile superare la discrepanza temporale che esiste tra il momento della laurea e quello dell’abilitazione, facendoli coincidere; analizzare i bisogni sanitari delle singole regioni ripartendo il giusto numero di medici e pediatri di famiglia sul territorio; inserire i medici esperti di determinate patologie in strutture ospedaliere destinate a diventare riferimenti di eccellenza, evitando così la dispersione delle figure sanitarie specializzate.
Il dibattito sulle possibili soluzioni per evitare che nel prossimo futuro non ci siano più medici in corsia è ancora aperto.